martedì 23 ottobre 2007

FIABA IN RIMA


Si trovava un gentil menestrello
Tra i ruderi solitari di un castello
E con il suo elegante liuto flautato
Narrava di un amore da poco sbocciato.

Di una fata del bosco e di un nobile di corte
Su magiche note intonava l’ infelice sorte
Così ogni creatura da tale canto affascinata
Si recò alle mura per udire la fiaba incantata.

Persino la luna che dormiva in cielo serena
Si destò all’udir di quella voce terrena
E scesa giù per ascoltare meglio
Donò a tutti un sì dolce risveglio…:

Un dì passeggiava sul suo cavallo bianco
Un coraggioso giovane dal viso stanco
E una graziosa fatina che discendeva la vallata
Ne rimase sull’istante stregata

Insieme ad elfi, folletti e curiosi spiritelli
Spiò dietro foglie e muschio quegli occhi tanto belli
Nessuno mai a tal punto l’aveva colpita
E tornata alla sua dimora ne rimase rapita.

Non avendo scoperto dove il bel giovane abitasse
Pregava sempre che quel sentiero riattraversasse
E così tanti struggenti lamenti al vento elargì
Che il Re degli gnomi in breve s’impietosì:

“Dimmi perché ti lagni amabile creatura
che posso fare io per porgerti la giusta cura?
“Un giovane bello e forte di qui un giorno è passato
e per l’eternità, ahimè, la mia anima ha catturato!”

“Ma non puoi avere l’ amore di un mortale,
questo desiderio ti recherà solo dolore e tanto male!”
“Non importa, oh mio Re, pretendo il suo cuore
a costo di suscitare un gran clamore…”

“Sei ingenua ma davvero molto coraggiosa
ebbene, ti aiuterò in quest’impresa pericolosa.”
“Ti prometto che non te ne pentirai mio piccolo Re
se mi esaudirai ogni genere di cosa farò per te!”

“Ebbene, al sorger del nuovo sole, ogni mattina
abbandonerai in un istante l’ aspetto di fatina
e un’affabile e cortese fanciulla diverrai
così il tuo affascinante giovane avere potrai.

Ma fa attenzione perché quando la luna splenderà
il tuo umano corpo di nuovo in fata si tramuterà!”
“Che sia, i miei fidati folletti troveranno la sua dimora
ed io sarò pronta ad una rapida partenza per allora.”

Così il Re degli gnomi sorridendo si allontanò
E la piccola fata di gioia pura per tutto il bosco saltellò.
Scoperto dopo poco il regno del giovane di corte
Subito la magica creatura andò incontro alla sorte.

Arrivata dinnanzi all’ingresso del castello
Vide nel giardino il suo cavaliere tanto bello
E grazie alla sua grande abilità
Riuscì ad introdursi con estrema facilità.

“Mia deliziosa dama dal nobile aspetto
per quale strada sei giunta al mio cospetto?”
“Ho percorso il sentiero che divide il bosco
ma non mi ha intimorita anche se di notte è assai losco!”

“Avrai sonno, sete e vorrai certamente riposare
entra nelle mie stanze e ti farò ristorare.”
Lusingata da tal galante e sincera preghiera
Si ritirò nei sui regali alloggi tutta fiera.

Di giorno trascorreva col suo innamorato
Ore tanto liete da non averlo mai sperato.
Di notte invece vagava sola, nascosta dalla luna
Per non perdere in sol momento la sua fortuna.

Come aveva dal primo giorno sognato
Aveva il suo amore facilmente conquistato.
Felici ed inseparabili si amavano alla follia
Tanto che lui le chiese “Vuoi esser solo mia?”

La fatina si accese in un istante di gioia pura
E rispose subito “Sì, certamente son sicura!”
Iniziarono a preparare dunque un ricco banchetto
Entrambi con un’immensa gioia nel petto.

Ma una notte il giovane di soprassalto si svegliò
E girandosi nel letto la sua amata non trovò.
Così talmente fu la sua curiosità
Che decise di seguirla nell’oscurità.

Si meravigliò di vederla tanto piccolina
Ma poi capì che era solo una fatina.
Furioso e deluso si mise a gridare:
“Guarda un po’chi stavo per sposare!”

“Per favore non fuggire, non t’ho ingannato
e’ da quel giorno nel bosco che t’ho amato!”
”Tu sei solo una creatura dell’umana fantasia
ed ora desidero che subito dal mio regno vada via!”

Così disse e correndo veloce si allontanò
E la piccola fata per tutta la notte si disperò.
Decise che non poteva vivere di quella vergogna
Ciò che aveva creduto possibile era solo menzogna.

Versò inconsolabili lacrime amare
Assai più acri della stessa acqua del mare.
Di nuovo il Re degli gnomi il suo pianto ascoltò
E mosso a compassione a lei si mostrò.

“Perché piangi fatina, cos’è capitato?”
“Il mio amore, ahimè, m’ha abbandonato!”
”Ha scoperto forse il nostro piccolo segreto?
Sapevi bene che appartenete a un diverso ceto!”

“Non posso vivere con questo immenso dolore
Ti prego piccolo Re salva il mio fragile cuore!”
Il Re commosso profondamente, trovò la soluzione
“Piccola Fata ti trasformerò in costellazione!”

Così fece e lassù nel cielo tra le stelle
Lei era sicuramente tra le più belle
Di sì tanta viva luce brillava
Che ogni uomo a guardarla s’incantava.

Ma il giovane innamorato presto si pentì
E dal castello in cerca della fatina partì.
La chiamò disperato per tutta foresta
Aveva veramente perso la testa.

E il Re degli gnomi che lo sentì gridare
Si avvicinò timoroso per potergli parlare:
“Giovane cavaliere chi vai cercando?
Se me lo sveli eseguirò ogni tuo comando.”

“Cerco l’amore vero di una piccola creatura
che senza capire ho cacciato dalle mie mura.”
“La creatura di cui parli so bene chi è
vieni con me e ti mostrerò dov’è.”

Il Re condusse il giovane su una rupe
Ed insieme contemplarono le stelle mute
“La tua fatina era così piena di dolore
all’idea di aver perso per sempre il tuo amore

che vedendola così addolorata
a giacere tra le stelle l’ho destinata.”
“Ma non posso vivere senza di lei, mio Re
ti prego trasforma in stella anche me.”

Il re pianse alla preghiera del giovane umano
E presa con forza la sua mano
Regalò anche a lui l’immortalità
E così tra le stelle s’amarono per l’eternità.

SARA 2004



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