martedì 6 maggio 2008

Memorie di un clown





Alla fine


la pelle che ingombra è sempre la mia.


Un volto da ridisegnare


a immagine e somiglianza


davanti questo tuttofondo di vetro


-me stesso-


dove si perdono


teatrini e palloncini colorati.


Perché io ci resterei un altro pò


a ingannarmi occhi stretti di troppo rimmel


tra luci e coriondali


e fiori sfilati in mille volte


dalla mia manica vuota.


Per tutti i bambini bravi.


E tanto è un gioco. Si sa.


Un girotondo strano di sorrisi


che rubo e ti fingo.


Ma alla fine.


Ciò che sono è questa pelle


a ingombrarmi sotto un abito


di quattro taglie in più


e l'ultima smorfia da clown che chiude il suo show.


Ancora una volta.


Una volta.


E basta.


martedì 22 aprile 2008

Ci sarebbero parole in conto aperto ( a Gabriele )

A parte il mondo
c’è sempre quel filo obliquo di cielo
che ci misura le distanze
- da sinistra verso destra- .
Poco più di un altro vuoto comodo
dove riscriverti - da oggi in sempre- .
E a dirla tutta
il corpo mi si è fatto cera
per ogni migrare da te
sotto questo sole rapido d’intenti
che ci metterà appena un niente a consumare.
A parte il mondo – dicevo –
ci sarebbero parole in conto aperto
e le mie mani di clessidra
che perdono il tempo ovunque
tra inchiostro e incoincidenze di verbi:
- Io che vado. Tu che torni – .
Eppure aspetto.
La rimessa in scena di un abbraccio
all'ultima partenza. Semmai.
Che sembra mi resti sola di troppe attese.
A parte tutto.
A parte te.

martedì 15 aprile 2008

JENNY E' PAZZA ( Vasco Rossi )


Jenny non vuol più parlare
non vuol più giocare
vorrebbe soltanto dormire
Jenny non vuol più capire
sbadiglia soltanto
non vuol più nemmeno mangiare
Jenny è stanca
Jenny vuole dormire
Jenny è stanca
Jenny vuole dormire
Jenny ha lasciato la gente a guardarsi stupita
a cercar di capir cosa
Jenny non sente più niente
non sente le voci che il vento le porta
Jenny è stanca
Jenny vuole dormire
Jenny è stanca
Jenny vuole dormire
Io che l'ho vista
piangere di gioia e ridere
che più di lei la vita
credo mai nessuno amò
io non vi credo lasciatela stare
voi non potete
Jenny non può più restare
portatela via
rovina il morale alla gente
Jenny sta bene è lontano...
la curano forse potrà anche guarire un giorno
Jenny è pazza
c'è chi dice anche questo
Jenny è pazza
c'è chi dice anche questo
Jenny ha pagato per tutti
ha pagato per noi che restiamo a guardarla ora
Jenny è soltanto un ricordo
qualcosa di amaro da spingere giù in fondo
Jenny è stanca
Jenny vuole dormire
Jenny è stanca
Jenny vuole dormire
Jenny è stanca
Jenny vuole dormire

PINOCCHIO ERA UN BAMBINO IN CARNE E LEGNA


Se mi tenessi in piedi
senza fili
sarebbe già qualcosa.
Uno di qua. Uno di là.
Che a saper contare
- addirittura –
ve ne direi giusto quanti.
Eppure io mi farei vivo
anche subito
per sbucciare le ginocchia
su qualunque mezzo prato che trovo.
Ché questo peso sulle ossa
è legna cucita male addosso
e non si fa mica per dire
che la darei in pasto al fuoco.
Poi. E' da vedere
se sia pazzia
a sperarmi qualche livido
o un grande sorriso di carne
che tiri fuori tutto il cuore mio.
Magari perfino vendersi la carcassa
ai primi impostori che incrocio
per un buon sorso di fiato.
Sarebbe una fortuna.
E ancora mi sfugge perché
si faccia sempre più lunga la punta al naso
di chissà quanti palmi
- parola dopo parola -.
Ma questo – ve lo giuro –
è l’unico piccolo vizio.
Che non perdo proprio mai.

lunedì 14 aprile 2008

SULLE ROTAIE I TRENI SI SCAMBIAVANO SALUTI




Me ne stavo coi miei colori nuovi
alla stazione.
Ed era un gran chiasso di partenze.
Che ricordi.
Sulle rotaie i treni si scambiavano saluti
coi fazzoletti bianchi
soffiando dal naso
le malinconie di chiunque.
Quelle di sempre.
Ma non c’era altro posto che tenesse
per me e i miei giocattoli
- mai finiti in mano altrui - .
Se non fosse che a un punto
tutto intorno ritirò le misure
- quasi aderenti alle ossa- .
E mi fischiava la locomotiva
come un imperativo senza rimedio.
La panchina anche mancava
sotto il peso.
E i colori.
Persi in un infinito momento di blu .
Nessuno trovò scuse.
Nessuno le cercò.
Presi un viaggio per “lontano da lì”
mentre il sole si faceva lucciola in atmosfera.
Ed io arricciavo capelli
- ciocca a ciocca - .
Con le dita.
Ancora dipinte di miele.


domenica 13 aprile 2008

A QUATTRO MANI

Ho incontrato uomini da brivido.
Tutti con cuori da poco
e tante favole da svendere.
Tutti a donarmi fiori di plastica
appassiti poi
nella noia d'amori ridicoli.
Così ho permesso loro di tornare
da dove se ne vennero
- uno ad uno -
incapaci d'andare oltre.
Ora pianto sola semi
nella serra buona.
Sempre sperando nascano frutti.
Nella grazia di Dio
o di chi un giorno mi sarà d'aiuto.
A quattro mani.
SARA

PATRIZIA VALDUGA


Ma l'estasi, ma l'io senza più io?
Da cinquant'anni ormai
io chiedo ai cieli un cuore
perpendicolare al mio
e mi arrivano tutti paralleli.

sabato 12 aprile 2008

TUTTE LE GALLINE FANNO BRODO VECCHIO


Me ne guardo molto bene
dal frequentare la monotonia
di alcuni luoghi.
Così distanti da dove mi abito.
E ce ne sono lì
di manichini in pompa magna
con lo sguardo lungo di rimmel
labbra smaltate a rosso vivo
- come se lo starnazzare d'amore
uscisse meglio da becchi vuoti e curati-.
E zimbelli. Quanti ne vuoi.
A darsi un tiro gonfiando petti
di Narciso pronto alla presa
della prima che si venda in riverenza
- languidamente inerme a dondolare occhi
per due parole di troppo poco-.
Non sparlerei del loro accoppiarsi ridicolo
se non sopportassi la finzione
di certe specie in netto aumento. Io.
Che mi sento tutta di altri tempi.
E che ai polli tiro sempre il collo.
Per bene.
E poi.
Mi ci scappa pure da ridere sopra.

NON SE NE VEDONO PIU' CONIGLI USCIRE DAI CILINDRI



Non strizzo mai l’occhio alle nuvole
nemmeno per cortesia
come fanno certi passanti
con le signorine in gonna stretta.
Io mi giro la testa
e maledico ogni goccia caduta
sui miei vetri sudici di noia.
E non c’è scampo
a questa malattia di scrivere
che mi ha preso le misure al tempo
- probabilmente
quello buono di idee - .
Se la luna abbozzasse l’autoritratto
su un mare qualunque
direbbe che è solo vizio
il suo riflettersi a tuttotondo.
Solo un vizio inutile.
Tanto per ingannare l’attesa
ai soliti pettegolezzi dell’alba.
Che non se ne vedono più
conigli uscire dai cilindri.
Fosse anche per distrazione.
Fosse anche.
- L' Illusione - .

venerdì 11 aprile 2008

OGNI LACRIMA D'AMORE HA IL VERSO MANCINO ( dedicata )


All’occorrenza
ho sempre quella foto gialla
di più di vent’anni
sotto il cuscino
che si stava a sorriderci
il principio della vita. Mia con te.
Ed eri bella.
Ed era vento l’onda tra i capelli
un vestito d’estate
a farti la ruota intorno le gambe
e mani annodate a una collana
appassita sull’estremità dei seni.
Ricordi?
- ti ricordi vero?-.
E sere – le sai -
a scandire piano il senso
dei miei passi in fallo
le finte manovre del destino
che non ho previsto.
E ci hanno sorprese.
Un po’ al buio.
Un po’ vicine di carezze
sulla mia corteccia d’anima malata
- dove dentro gli anelli
segnano la geografia dell’esistere - .
E adesso, tu che taci.
Censuri il pianto
con una smorfia buffa
dello sguardo.
Io, che sono solo queste parole
- una manciata in versi
dal mio ventre caldo -
e il vuoto che ti lascio.
All’occorrenza.
Guarda.
Ogni mia lacrima d’amore
ha il verso mancino.
- E questo lo sapevi?
Lo sapevi?
Mamma. -

TUTTO ESAURITO ALLA MIA MENSA.STANOTTE



Non c'è un altro posto
alla mia mensa.
E me ne scuso.
Avanzano cocci e vetri nuovi
su quel vuoto pensile. Lassù.
Ma non posso farci nulla
se la fame é a senso orario
e mi accomodo da sola
a finire l'ennesima portata di scarti
- che per poco non si strozza
l'incipit allo stomaco- .
Capita ora passi l'anteprima
di una scena d'addio
- in bianco e nero-.
O forse replica che già so.
Mi lecco dita. Una ad una.
Undici stavolta.
L'ultima è di chi mi puntò contro
sillabe obese d'ira. Delirando.
E se ne andò.

Ho il tutto esaurito alla mia mensa.
Stanotte.

Nessun posto qui
per quelli che non masticano.
Silenzi.



venerdì 28 marzo 2008

QUESTO CALENDARIO CONTA UN MESE DI TROPPO


Dico che forse
questo calendario conta
un mese di troppo
- sotto la vertigine
del mio male - .
E tanto è uguale
– davvero uguale -
se mi sputi addosso
un altro condizionale
a recuperare distanze adesso.
Ché non lo raccolgo più.
Me lo ingoio
fino alla chiusa
del mio alfabeto muto.
E si rivolta il cuore:
- equilibrista
sul laccio emostatico dell’assenza.
Che non cade mai - .
Dovrei dire
che questo mese di troppo
viene incontro a sera
in chiave di sol .
E si rifugia l’anima – così -
in una stagione senza titolo
a farsene niente di ieri.
E pure di te.
Se ancora mi esisti.
Nel fuoritempo dispari
che adesca la vista
e mi lascia imprecisa di dita.
Come fanno i bambini
quando contano poco.

DEDICATA A.... "baci tesoro"

Una è troppo poco...due sono tante
Quante principesse nel castello mi hai nascosto
TI VOGLIO BENE...te lo dicevo anche se non spesso
TI VOGLIO BENE...me ne accorgevo prima più di adesso
Tre sono poche..quattro sono troppe
Quante quelle cose che hai rinchiuso nel castello e ancora…
TI VOGLIO BENE...e nonostante tutte le attenzioni
TI VOGLIO BENE...dall’altro ieri invece da domani non lo so
Vorrei ringraziarti vorrei stringerti alla gola
Sono quello che ascoltavi, quello che sempre consola
Sono quello che chiamavi se piangevi ogni sera
Sono quello che un po’ odi e che ora un po’ ti fa paura
Vorrei ricordarti che ti son stato vicino
Anche quella sera quando ti sentivi strano
E ho sopportato
Però adesso non rivoglio indietro niente
Perché ormai secondo te ho tutto quello che mi serve
Un applauso forte sotto le mie note
Una copertina ed anche un video forte
Fidanzate tante quante se piovesse
Anche se poi le paure son le stesse
Ora che ho sempre tantissimo da fare
Dici che non ho più tempo per parlare
Ma se solo bisbigliando te lo chiedo
Tu sarcastico ti tiri sempre indietro
E quindi...
Una è troppo poco…due sono tante
Quante principesse nel castello mi hai nascosto
TI VOGLIO BENE...te lo dicevo anche se non spesso
TI VOGLIO BENE...me ne accorgevo prima più di adesso
Tre sono poche..quattro sono troppe
Quante quelle cose che hai rinchiuso nel castello e ancora...
TI VOGLIO BENE...e nonostante tutte le attenzioni
TI VOGLIO BENE...dall’altro ieri invece da domani non lo so
Un altro viaggio e poco tempo per decidere
Chi ha caldo a volte non si fermerebbe mai
È troppo presto per ricominciare a ridere
Sicuramente il momento arriverà
Sono passati lentamente venti giorni S
ono trascorsi rimpiangendo i miei sogni
E in quanto a te so solo che se ti vedessi
Sarei più stronzo di ciò che ti aspettassi
È terminata l’amicizia da due ore
Ho seppellito l’incoscienza del mio cuore
In 4/4 ti racconto
Disilluso e non contento
L’allegria e la magia che hai rovinato
Ti ho visto camminare mezzo metro sopra al suolo
Dire in giro “sono amico di Tiziano”
E rassicurarmi di starmi vicino
Poi chiacchierare al telefono da solo
Dietro l’ombra di sorrisi e gesti accorti
Sono passati faticando i nostri giorni
E per quanto non sopporti più il tuo odore
Mi fa male dedicarti il mio rancore
E quindi... Una è troppo poco...due sono tante
Quante principesse nel castello mi hai nascosto
TI VOGLIO BENE...te lo dicevo anche se non spesso
TI VOGLIO BENE...me ne accorgevo prima più di adesso
Tre sono poche..quattro sono troppe
Quante quelle cose che hai rinchiuso nel castello TI VOGLIO BENE...
e nonostante tutte le attenzioni TI VOGLIO BENE...
dall’altro ieri Invece da domani non lo so
E’ che ti sono debitore di emozioni
E’ che al mondo non ci sono solo buoni
Magari questo lo sapevo ma è diverso
Viverlo sulla tua pelle come ho fatto io con te
E fu Latina a farci unire e poi pagare
Una canzone può anche non parlar d’amore
E ancora con tutto il cuore te lo dico
Anche se da due settimane non sei più
Mio amico..
TIZIANO FERRO

mercoledì 26 marzo 2008

INTANTO CHE TENGO IL TANGO AI PENSIERI


All'ultimo cantastorie incontrato
ho dato un posto di riguardo
proprio dietro le mie spalle.
- E ce n'è per tutti se vi va -
E se mi pare da adesso
me ne vado a spasso coi silenzi
in cerca del punto più comodo
dove riposarmi la testa.
- E intanto scrivo -
E Lei per me.
Con la punta della penna
mirata bene ai nei del cuore.
O anche a questo cielo
che sembra non cambi forma
- formicola solo di strane nostalgie -.
Avrei sempre dovuto mettere da parte. Fogli.
Che goccia dopo goccia
ci ricadono tutte le mie impressioni a senso.
- Prima o poi - .
E intanto vi scrivo.
Intanto che tengo il tango ai pensieri.
E la Poesia con me.

ENRICO BENAGLIA ( Roma 1938 )






















venerdì 21 marzo 2008

giovedì 20 marzo 2008

IL MONDO CHE VORREI ( Vasco Rossi )

Ed è proprio quello che non si potrebbe
quello che vorrei,
ed è sempre quello che non si farebbe
quello che farei,
ed è come quello che non si direbbe
il mondo che vorrei
non si può sorvolare le montagne
non può andare dove vorresti andare
sai cosa c’è ogni cosa resta qui
qui si può solo piangere
e alla fine non si piange neanche più
ed è proprio quando arrivo lì che già ritornerei
ed è sempre quando sono qui
che io ripartirei
ed è come quello che non c’è
che io rimpiangerei
quando penso che non è cosi il mondo che vorrei
non si può fare quello che si vuole
non si può spingere solo l’acceleratore
guarda un pò ci si deve accontentare
qui si può solo perdere
e alla fine non si perde neanche più.

mercoledì 19 marzo 2008

ALLA SCUOLA DI TEATRO TRACCE DI SALE...

quest'anno non si recita.
Nel senso che interpreterò un ruolo che non è un "personaggio".
Sono io. Proprio io. E non c'è un nome con cui ribattezzarmi, nè una battuta da imparare che non sia fatto di vita reale. NON HO UN RUOLO. E ciò che più pesa è questo: "essere ciò che si è", senza maschera, senza fili perfino su un copione di scena. Raccontare di sè. E non è facile per me. Non è facile. Forse non l'ho fatto mai davvero. Con nessuno. Davvero con nessuno. Solo quando scrivo, quando butto giù versi esprimo la parte più autentica che conosco perchè a nessuno devo rendere conto di quanto metto su carta. Così come sento la parola mi cade sul foglio. E non si cambia. E non si modellerà mai per l'opinione altrui.
Un anno fa c'era Adele. Adele la svampita. Adele che aveva i pensieri leggeri e strappava sorrisi a tutti col suo buffo modo d'armeggiare il boa o parlare con la sua voce stridula e irritante.
Tra qualche mese ci sarò io. Io e basta sul quel fottuto "palco" a dire di me, di ciò che sono stata. E quel monologo ( quello in particolare ) è molto della mia storia. Sono stati i miei picchi di follia e di amori dimenticati nel tempo di un "ciao". Sono state le mie doppie catene senza chiavi. Sono state le mie storie. Tutte le mie storie.
Ma questa è un'altra storia e lo spettacolo tra qualche mese sta per cominciare:


- COIFFEUR -

con ( e sempre noi si è ) :

- Cardamone Rosalba
- Cardarelli Marialuisa
- Scialdoni Sara
- Roscilli Patrizia
- Zanini Gabriella
- .... Cinzia

REGIA: Alessandra Arcidiacono

Dal 27 al 29 giugno 2008.

http://www.traccedisale.it/chisiamo.htm

http://www.traccedisale.it/saggi.htm

Oh, Maè... se poi capita che partorisci in scena io lo prendo come un segno... BUONO, ovviamente!!!!

SITI DI SCRITTURA CONSIGLIATI

http://www.apostrofo.com/phpBB2/portal.php

http://www.apostrofo.com/phpBB2/index.php?c=3



http://www.neteditor.it/


http://www.lunegitane.it/


http://www.millestorie.it/forum/default.asp

BENTORNATO A CASA NICCOLO'

martedì 18 marzo 2008

TUTTI SAPEVANO CHE PAZZA ERA MARTA

Può darsi che il vestito le stesse stretto
di quattro stagioni,
e di un altro al momento non se ne parlava.
Lei faceva le mani a nido raccogliendo offerte
al passante col bavero che non salutava mai.
Qualche volta legava i capelli con uno spago di vento
caduto a una rondine - se era in primavera.
E nei giorni che il freddo le scendeva dentro a fiocchi
immaginava il sole dietro l’uscio di una casa-
appena appena chiusa.
Tutti sapevano che pazza era Marta.
E quando la notte era solo un grido di fame
e si rivoltava lo stomaco nel suo lettocartone,
nessuno le volgeva che un attimo di pena.
Dissero che se ne stava a pedinare nuvole d’ora in ora
con occhi orfani d’infanzia rintracciando
la via più breve che le riportasse il sogno.
Poi un’alba qualunque persa a dadi col destino,
scalza scomparve. Nessuno vide. Nessuno seppe nulla.
- Tutti sapevano che pazza era Marta. -

Solo impronte d’anima e vento, adesso
sul suo lettocartone.

SI PERDONO COME FIAMMIFERI, I RICORDI


E allora ogni tanto mi fermo e penso.
Alla fine della corsa non resta
che farsi i conti e battere cassa al cuore.
Questo solo resta.
Allacciarsi un paio d'aquiloni alle caviglie.
E ripartire in piedi sulla strada. Sempre quella.
Tutta dritta fino al mattino.
E qualche peso d'ossa è perso.
C'era un qualcosa di vago
che mi somigliava nei tuoi occhi
restituito al tempo, indietro indietro.
Ché qui le corse passano veloci
e i minuti si devono prendere al volo.
Amore che lasci. Amore che trovi.

- E c'è sempre qualcuno che scorda qualcuno
sull'ultimo inganno a luce di una candela.
Tu, non dimenticare...
si perdono come fiammiferi, i ricordi. -

HO UN CERTO PICASSO AL SOFFITTO*

*Maya with a Doll
Fu per puro caso che Maya
si regalò una bambola
- forse la sua prima e unica -
da consumare di storie
nel tempo che le aumentava
a sorpresa il girovita.
Ho un certo Picasso al soffitto
che mi leva il sonno e lustra ore d’infanzia.
Quella mia.
Quella delle mie cose riposte
- forse solo spostate più in là -.
E sono proprio io.
Vestita di tutto punto
col sorriso di traverso che si fa fatica
a indovinare l’inizio della gioia.
La verità è che quando il letto
si scomoda di pensieri
un profilo a olio
è tutto quel che so fare di me
- appuntato lo sguardo
di qualche palmo più in alto -.
E fu per caso che Maya mi regalò
una bambola da immolare di storie.
Per puro caso.
-Forse la sua unica e sola -.
Forse.

sabato 15 marzo 2008

LA MIA GATTA AMAVA PESSOA


Certe notti si restava
come sentinelle a vegliarci il sonno.
Altre, due dita di liscio bianco
accanto al letto, una poesia.
E tutto il mondo era lì.E fuori era tutto il mondo.
Ci s’improvvisava poeti a pagamento
per qualche avanzo di pane.
Io, lei. E rime controtono salite
nello svaporare dell’incenso.
Ma questo poco contava,
ché noi si conosceva a perdifiato
ogni santa riga di quel genio in papillon.
E giù a menarla al tempo
tra versi e nuvole da infilarsi
alle dita in quattro volte;
mentre viandanti trovavano
fissa dimora in quell’unico punto
dove c’impastavamo la bocca
d’inquietudini morbide.
Certe notti ci s’improvvisava poeti
in una piazza coi colori di Lisbona.
Io, lei. E tutto il mondo era lì.
La mia gatta amava Pessoa.

martedì 11 marzo 2008

HANNO SEMPRE TACCHI A SPILLO, LE NOTTI



Bisognerà che la memoria

faccia piano il giro delle ore. Adesso.

Sempre in punta. Come ballerina di fila.

E con le mani in tasca perché

non si perda nulla.

Nemmeno un fotogramma

di ciò che sono stata.

- E ricordi… -

Io la verità me la nascondo dietro le quinte

di un atto mai in scena.

Perché è così che fan tutti.

E ci si dimentica di piangere. A volte.

Anche ieri.

E niente più lacrime o singhiozzi

se non a battute suggerite.

E così ognuno lo sa che c’è

sempre la sottana di qualche sgualdrina

da marcare stretto per due gocce d’antiveleno.

Ma qui l’amore non c'entra. Non è mai c'entrato nulla.

E’ solo un bambino che ha perso

la vista di un tempo.

Eppure al buio ci sente. Ci sente bene.

Quando i pensieri se ne vogliono

stare a riposo su un cuscino

che sa appena di sonno.

E al buio voler scordare.

Magari…

che hanno sempre tacchi a spillo, le notti.

SARA

martedì 4 marzo 2008

MAX ERNST (Brühl, 2 aprile 1891 – Parigi, 1 aprile 1976)





















PRIMA CHE IL GALLO CANTI



"In verità, in verità
ti dico che questa stessa notte,
prima che il gallo canti
tu Ti rinnegherai tre volte".

Si direbbe poca cosa a farci caso
quel giorno che il sole quasi cambiò il verso.
Senza un perché.
E non fu coscienza a tremare.
Nessuno spasmo di rimorso pronunciata parola.
E il gallo mi cantò.
Non una volta.
Ben tre. Cantò.
Ve lo giuro e sulla pelle di chiunque
che non rinnegai alcun nome.
Se non il mio. Se non a volte.
Ve lo giuro che solo dopo ricordai
la peggiore delle cose: tradire me e poi il mio dio.
E a dirla tutta. A farci caso.
Adesso credo non sarebbe poca cosa
ritornare a quel giorno
con il vento sulle note.
E che mi tremi la coscienza.
Un poco prima…
tre volte
prima che il gallo canti.

mercoledì 27 febbraio 2008

SOLO OGGI HO RITROVATO ALICE



E si dice sempre che

domani è un altro poi.


Ci credereste?

Io i miei pensieri

ce li ho che vanno avanti

a fisarmonica.

Prima stretti, poi slegati.

E poi silenzi gonfi d’aria.

Quelli che dentro il tempo

ci cova le sue larve d’ozio.

Ché magari quando non è così

mi ritrovo col gomito

che svolta su un foglio bianco

a schizzi del mio non so che dire.

Come lo voglio.


Vi dico che un giorno

conoscevo Alice e

il suo viso di gesso.

Il suo passo al trotto dietro

un coniglio tutto bianco.

Fuori orario.

E non c’erano sorrisi che si sciupassero

girando i pollici nel vuoto.

Ci credeva, lei, che da una fiaba

ne entri ed esci quando vuoi,

e che domani è sempre un altro poi.


E poi. E poi l’ho persa.

Chissà quando. Chissà dove.

Negli anni che t’ingialliscono

la vita di ventiquattro in ventiquattro.


E poi…Ci credereste?

Vi dico che solo oggi ho ritrovato Alice.

Inseguita da un coniglio bianco.

Fuori orario.

Col suo passo stanco a cercare invano.

Lontana da un paese strano.

Senza più incanto nè meraviglie.

martedì 26 febbraio 2008

L'AMORE HA SETTE VITE COME I GATTI

Dovevo saperlo che l’amore
ha sette vite come i gatti.
Forse all’ennesima frustata di vento
mi sarei accucciata da rea bambina
a succhiare il pollice aspettando perdono.
E invece, per me la vita ha sempre avuto
quel sapore di cioccolata proibito
in un vasetto sotto gli occhi di tutti
e per il gusto di pochi .
Dovevo capirlo quando in principio
dio creò la donna
che l’uomo era la metà
di una mela acerba
e io non ho più denti buoni.
Allora mi dico che un giorno
qualcuno verrà a servirsi morbido
alla mensa dei miei avanzi,
e sarà il settimo.
L’ultimo a contarmi le vite
sul binario morto del cuore.

lunedì 25 febbraio 2008

A FRANCESCA E ALLE NOSTRE SERATE MONDANE...




"Se per caso cadesse il mondo io mi sposto un pò più in là



sono un cuore vagabondo che di regole non ne ha



la mia vita è un roulette i miei numeri tu li sai



il mio corpo è una moquette dove tu ti addormenterai.



Ma girando la mia terra io mi sono convinta che



non c’è odio non c’è guerra quando a letto l’amore c’è.



Com’è bello far l’amore da Trieste in giù



com’è bello far l’amore io son pronta e tu...



tanti auguri, a chi tanti amanti ha



tanti auguri, in campagna ed in città.



Com’è bello far l’amore da Trieste in giù



l’importante farlo sempre con chi hai voglia tu



e se ti lascia lo sai che si fa...



trovi un altro più bello, che problemi non ha.


Tutti dicono che l’amore va a braccetto con la follia



ma per una che è già matta tutto questo che vuoi che sia



tante volte l’incoscienza è la strada della virtù



litigare, litigare per amarsi sempre di più.



Ma girando la mia terra io mi sono convinta che



non c’è odio non c’è guerra quando a letto l’amore c’è.



Com’è bello far l’amore da Trieste in giù



com’è bello far l’amore io son pronta e tu...



tanti auguri, a chi tanti amanti ha



tanti auguri, in campagna ed in città.



Com’è bello far l’amore da Trieste in giù



l’importante farlo sempre con chi hai voglia tu



e se ti lascia lo sai che si fa...trovi un altro più bello,



che problemi non ha.



Com’è bello far l’amore da Trieste in giù



com’è bello far l’amore io son pronta e tu...



tanti auguri, a chi tanti amanti ha



tanti auguri, in campagna ed in città.



Com’è bello far l’amore da Trieste in giù



l’importante farlo sempre con chi hai voglia tu



e se ti lascia lo sai che si fa...trovi un altro più bello,



che problemi non ha.



trovi un altro più bello,



che problemi non ha.



trovi un altro più bello, che problemi non ha... "

venerdì 22 febbraio 2008

CARILLON ( Col mio sorriso di plastica )



Che poi tra le mie dita
e questo specchio
ci corre proprio un soffio,
e sempre stesse note
mi danzano lo sguardo
visitando cipria e preziosi.
Non avrei mai creduto
al cielo se non fosse per
poca luce a disegnarsi
su pareti di smalto blu.
Mi hai visto le gambe?
Imitano un passo immobile
in gesti di grazia,
che a seguirli ti fanno
gli angoli della bocca aperti
al rosso dei baci,
lì fuori.
E io ci sono domani,
e domani ancora
se vorrai sempre le stesse note
ad accompagnarti le sere

in una scatola buia
col mio sorriso di plastica
.

giovedì 21 febbraio 2008

K. GIBRAN - IL PROFETA

SULLA PAROLA
E allora uno studioso disse: Spiegaci la Parola.
E lui rispose dicendo: Voi parlate quando avete perduto la pace con i vostri pensieri;
E quando non potete più sopportare la solitudine del cuore voi vivete sulle labbra, e il suono vi è di svago e passatempo. E molte delle vostre parole quasi uccidono il pensiero, Poiché il pensiero è un uccello leggero che in una gabbia di parole può spiegare le ali, ma non prendere il volo. Tra voi vi sono quelli che cercano uomini loquaci per timore di restare soli. Il silenzio della solitudine mette a nudo il loro essere, ed essi vorrebbero fuggirlo. E vi sono quelli che, senza consapevolezza o prudenza parlano di verità che non comprendono. E quelli invece che hanno dentro di sé la verità, ma non la esprimono in parole. Nel loro petto lo spirito dimora in armonico silenzio. Quando per strada o sulla piazza del mercato incontrate un amico, lasciate che lo spirito vi muova le labbra e vi guidi la lingua. Lasciate che la voce della vostra voce parli all'orecchio del suo orecchio; Poiché custodirà nell'anima la verità del vostro cuore come si ricorda il sapore del vino.
Quando il colore è dimenticato e la coppa è perduta.
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SUL DOLORE
E una donna disse: Parlaci del Dolore.
E lui disse: Il dolore è lo spezzarsi del guscio che racchiude la vostra conoscenza. Come il nocciolo del frutto deve spezzarsi affinché il suo cuore possa esporsi al sole, così voi dovete conoscere il dolore. E se riusciste a custodire in cuore la meraviglia per i prodigi quotidiani della vita, il dolore non vi meraviglierebbe meno della gioia; Accogliereste le stagioni del vostro cuore come avreste sempre accolto le stagioni che passano sui campi. E veglieresti sereni durante gli inverni del vostro dolore. Gran parte del vostro dolore è scelto da voi stessi. E' la pozione amara con la quale il medico che è in voi guarisce il vostro male. Quindi confidate in lui e bevete il suo rimedio in serenità e in silenzio. Poiché la sua mano, benché pesante e rude, è retta dalla tenera mano dell'Invisibile, E la coppa che vi porge, nonostante bruci le vostre labbra, è stata fatta con la creta che il Vasaio ha bagnato di lacrime sacre.
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SULLA CONOSCENZA
E un uomo disse: Parlaci della Conoscenza. E lui rispose dicendo: Il vostro cuore conosce nel silenzio i segreti dei giorni e delle notti. Ma il vostro orecchio è assetato dal rumore di quanto il cuore conosce. Vorreste esprimere ciò che avete sempre pensato. Vorreste toccare con mano il corpo nudo dei vostri sogni. Ed è bene che sappiate: La fonte nascosta della vostra anima dovrà necessariamente effondersi e fluire mormorando verso il mare; E il tesoro della vostra infinita profondità si mostrerà ai vostri occhi; Ma non con la bilancia valuterete questo sconosciuto tesoro; E non scandaglierete con asta o sonda le profondità della vostra conoscenza. Poiché l'essere è un mare sconfinato e incommensurabile. Non dite: "Ho trovato la verità", ma piuttosto, "Ho trovato una verità". Non dite: "Ho trovato il sentiero dell'anima", ma piuttosto, "Ho incontrato l'anima in cammino sul mio sentiero". Poiché l'anima cammina su tutti i sentieri. L'anima non procede in linea retta, e neppure cresce come una canna.
L'anima si schiude, come un fiore di loto dagli innumerevoli petali.