venerdì 28 marzo 2008

QUESTO CALENDARIO CONTA UN MESE DI TROPPO


Dico che forse
questo calendario conta
un mese di troppo
- sotto la vertigine
del mio male - .
E tanto è uguale
– davvero uguale -
se mi sputi addosso
un altro condizionale
a recuperare distanze adesso.
Ché non lo raccolgo più.
Me lo ingoio
fino alla chiusa
del mio alfabeto muto.
E si rivolta il cuore:
- equilibrista
sul laccio emostatico dell’assenza.
Che non cade mai - .
Dovrei dire
che questo mese di troppo
viene incontro a sera
in chiave di sol .
E si rifugia l’anima – così -
in una stagione senza titolo
a farsene niente di ieri.
E pure di te.
Se ancora mi esisti.
Nel fuoritempo dispari
che adesca la vista
e mi lascia imprecisa di dita.
Come fanno i bambini
quando contano poco.

DEDICATA A.... "baci tesoro"

Una è troppo poco...due sono tante
Quante principesse nel castello mi hai nascosto
TI VOGLIO BENE...te lo dicevo anche se non spesso
TI VOGLIO BENE...me ne accorgevo prima più di adesso
Tre sono poche..quattro sono troppe
Quante quelle cose che hai rinchiuso nel castello e ancora…
TI VOGLIO BENE...e nonostante tutte le attenzioni
TI VOGLIO BENE...dall’altro ieri invece da domani non lo so
Vorrei ringraziarti vorrei stringerti alla gola
Sono quello che ascoltavi, quello che sempre consola
Sono quello che chiamavi se piangevi ogni sera
Sono quello che un po’ odi e che ora un po’ ti fa paura
Vorrei ricordarti che ti son stato vicino
Anche quella sera quando ti sentivi strano
E ho sopportato
Però adesso non rivoglio indietro niente
Perché ormai secondo te ho tutto quello che mi serve
Un applauso forte sotto le mie note
Una copertina ed anche un video forte
Fidanzate tante quante se piovesse
Anche se poi le paure son le stesse
Ora che ho sempre tantissimo da fare
Dici che non ho più tempo per parlare
Ma se solo bisbigliando te lo chiedo
Tu sarcastico ti tiri sempre indietro
E quindi...
Una è troppo poco…due sono tante
Quante principesse nel castello mi hai nascosto
TI VOGLIO BENE...te lo dicevo anche se non spesso
TI VOGLIO BENE...me ne accorgevo prima più di adesso
Tre sono poche..quattro sono troppe
Quante quelle cose che hai rinchiuso nel castello e ancora...
TI VOGLIO BENE...e nonostante tutte le attenzioni
TI VOGLIO BENE...dall’altro ieri invece da domani non lo so
Un altro viaggio e poco tempo per decidere
Chi ha caldo a volte non si fermerebbe mai
È troppo presto per ricominciare a ridere
Sicuramente il momento arriverà
Sono passati lentamente venti giorni S
ono trascorsi rimpiangendo i miei sogni
E in quanto a te so solo che se ti vedessi
Sarei più stronzo di ciò che ti aspettassi
È terminata l’amicizia da due ore
Ho seppellito l’incoscienza del mio cuore
In 4/4 ti racconto
Disilluso e non contento
L’allegria e la magia che hai rovinato
Ti ho visto camminare mezzo metro sopra al suolo
Dire in giro “sono amico di Tiziano”
E rassicurarmi di starmi vicino
Poi chiacchierare al telefono da solo
Dietro l’ombra di sorrisi e gesti accorti
Sono passati faticando i nostri giorni
E per quanto non sopporti più il tuo odore
Mi fa male dedicarti il mio rancore
E quindi... Una è troppo poco...due sono tante
Quante principesse nel castello mi hai nascosto
TI VOGLIO BENE...te lo dicevo anche se non spesso
TI VOGLIO BENE...me ne accorgevo prima più di adesso
Tre sono poche..quattro sono troppe
Quante quelle cose che hai rinchiuso nel castello TI VOGLIO BENE...
e nonostante tutte le attenzioni TI VOGLIO BENE...
dall’altro ieri Invece da domani non lo so
E’ che ti sono debitore di emozioni
E’ che al mondo non ci sono solo buoni
Magari questo lo sapevo ma è diverso
Viverlo sulla tua pelle come ho fatto io con te
E fu Latina a farci unire e poi pagare
Una canzone può anche non parlar d’amore
E ancora con tutto il cuore te lo dico
Anche se da due settimane non sei più
Mio amico..
TIZIANO FERRO

mercoledì 26 marzo 2008

INTANTO CHE TENGO IL TANGO AI PENSIERI


All'ultimo cantastorie incontrato
ho dato un posto di riguardo
proprio dietro le mie spalle.
- E ce n'è per tutti se vi va -
E se mi pare da adesso
me ne vado a spasso coi silenzi
in cerca del punto più comodo
dove riposarmi la testa.
- E intanto scrivo -
E Lei per me.
Con la punta della penna
mirata bene ai nei del cuore.
O anche a questo cielo
che sembra non cambi forma
- formicola solo di strane nostalgie -.
Avrei sempre dovuto mettere da parte. Fogli.
Che goccia dopo goccia
ci ricadono tutte le mie impressioni a senso.
- Prima o poi - .
E intanto vi scrivo.
Intanto che tengo il tango ai pensieri.
E la Poesia con me.

ENRICO BENAGLIA ( Roma 1938 )






















venerdì 21 marzo 2008

giovedì 20 marzo 2008

IL MONDO CHE VORREI ( Vasco Rossi )

Ed è proprio quello che non si potrebbe
quello che vorrei,
ed è sempre quello che non si farebbe
quello che farei,
ed è come quello che non si direbbe
il mondo che vorrei
non si può sorvolare le montagne
non può andare dove vorresti andare
sai cosa c’è ogni cosa resta qui
qui si può solo piangere
e alla fine non si piange neanche più
ed è proprio quando arrivo lì che già ritornerei
ed è sempre quando sono qui
che io ripartirei
ed è come quello che non c’è
che io rimpiangerei
quando penso che non è cosi il mondo che vorrei
non si può fare quello che si vuole
non si può spingere solo l’acceleratore
guarda un pò ci si deve accontentare
qui si può solo perdere
e alla fine non si perde neanche più.

mercoledì 19 marzo 2008

ALLA SCUOLA DI TEATRO TRACCE DI SALE...

quest'anno non si recita.
Nel senso che interpreterò un ruolo che non è un "personaggio".
Sono io. Proprio io. E non c'è un nome con cui ribattezzarmi, nè una battuta da imparare che non sia fatto di vita reale. NON HO UN RUOLO. E ciò che più pesa è questo: "essere ciò che si è", senza maschera, senza fili perfino su un copione di scena. Raccontare di sè. E non è facile per me. Non è facile. Forse non l'ho fatto mai davvero. Con nessuno. Davvero con nessuno. Solo quando scrivo, quando butto giù versi esprimo la parte più autentica che conosco perchè a nessuno devo rendere conto di quanto metto su carta. Così come sento la parola mi cade sul foglio. E non si cambia. E non si modellerà mai per l'opinione altrui.
Un anno fa c'era Adele. Adele la svampita. Adele che aveva i pensieri leggeri e strappava sorrisi a tutti col suo buffo modo d'armeggiare il boa o parlare con la sua voce stridula e irritante.
Tra qualche mese ci sarò io. Io e basta sul quel fottuto "palco" a dire di me, di ciò che sono stata. E quel monologo ( quello in particolare ) è molto della mia storia. Sono stati i miei picchi di follia e di amori dimenticati nel tempo di un "ciao". Sono state le mie doppie catene senza chiavi. Sono state le mie storie. Tutte le mie storie.
Ma questa è un'altra storia e lo spettacolo tra qualche mese sta per cominciare:


- COIFFEUR -

con ( e sempre noi si è ) :

- Cardamone Rosalba
- Cardarelli Marialuisa
- Scialdoni Sara
- Roscilli Patrizia
- Zanini Gabriella
- .... Cinzia

REGIA: Alessandra Arcidiacono

Dal 27 al 29 giugno 2008.

http://www.traccedisale.it/chisiamo.htm

http://www.traccedisale.it/saggi.htm

Oh, Maè... se poi capita che partorisci in scena io lo prendo come un segno... BUONO, ovviamente!!!!

SITI DI SCRITTURA CONSIGLIATI

http://www.apostrofo.com/phpBB2/portal.php

http://www.apostrofo.com/phpBB2/index.php?c=3



http://www.neteditor.it/


http://www.lunegitane.it/


http://www.millestorie.it/forum/default.asp

BENTORNATO A CASA NICCOLO'

martedì 18 marzo 2008

TUTTI SAPEVANO CHE PAZZA ERA MARTA

Può darsi che il vestito le stesse stretto
di quattro stagioni,
e di un altro al momento non se ne parlava.
Lei faceva le mani a nido raccogliendo offerte
al passante col bavero che non salutava mai.
Qualche volta legava i capelli con uno spago di vento
caduto a una rondine - se era in primavera.
E nei giorni che il freddo le scendeva dentro a fiocchi
immaginava il sole dietro l’uscio di una casa-
appena appena chiusa.
Tutti sapevano che pazza era Marta.
E quando la notte era solo un grido di fame
e si rivoltava lo stomaco nel suo lettocartone,
nessuno le volgeva che un attimo di pena.
Dissero che se ne stava a pedinare nuvole d’ora in ora
con occhi orfani d’infanzia rintracciando
la via più breve che le riportasse il sogno.
Poi un’alba qualunque persa a dadi col destino,
scalza scomparve. Nessuno vide. Nessuno seppe nulla.
- Tutti sapevano che pazza era Marta. -

Solo impronte d’anima e vento, adesso
sul suo lettocartone.

SI PERDONO COME FIAMMIFERI, I RICORDI


E allora ogni tanto mi fermo e penso.
Alla fine della corsa non resta
che farsi i conti e battere cassa al cuore.
Questo solo resta.
Allacciarsi un paio d'aquiloni alle caviglie.
E ripartire in piedi sulla strada. Sempre quella.
Tutta dritta fino al mattino.
E qualche peso d'ossa è perso.
C'era un qualcosa di vago
che mi somigliava nei tuoi occhi
restituito al tempo, indietro indietro.
Ché qui le corse passano veloci
e i minuti si devono prendere al volo.
Amore che lasci. Amore che trovi.

- E c'è sempre qualcuno che scorda qualcuno
sull'ultimo inganno a luce di una candela.
Tu, non dimenticare...
si perdono come fiammiferi, i ricordi. -

HO UN CERTO PICASSO AL SOFFITTO*

*Maya with a Doll
Fu per puro caso che Maya
si regalò una bambola
- forse la sua prima e unica -
da consumare di storie
nel tempo che le aumentava
a sorpresa il girovita.
Ho un certo Picasso al soffitto
che mi leva il sonno e lustra ore d’infanzia.
Quella mia.
Quella delle mie cose riposte
- forse solo spostate più in là -.
E sono proprio io.
Vestita di tutto punto
col sorriso di traverso che si fa fatica
a indovinare l’inizio della gioia.
La verità è che quando il letto
si scomoda di pensieri
un profilo a olio
è tutto quel che so fare di me
- appuntato lo sguardo
di qualche palmo più in alto -.
E fu per caso che Maya mi regalò
una bambola da immolare di storie.
Per puro caso.
-Forse la sua unica e sola -.
Forse.

sabato 15 marzo 2008

LA MIA GATTA AMAVA PESSOA


Certe notti si restava
come sentinelle a vegliarci il sonno.
Altre, due dita di liscio bianco
accanto al letto, una poesia.
E tutto il mondo era lì.E fuori era tutto il mondo.
Ci s’improvvisava poeti a pagamento
per qualche avanzo di pane.
Io, lei. E rime controtono salite
nello svaporare dell’incenso.
Ma questo poco contava,
ché noi si conosceva a perdifiato
ogni santa riga di quel genio in papillon.
E giù a menarla al tempo
tra versi e nuvole da infilarsi
alle dita in quattro volte;
mentre viandanti trovavano
fissa dimora in quell’unico punto
dove c’impastavamo la bocca
d’inquietudini morbide.
Certe notti ci s’improvvisava poeti
in una piazza coi colori di Lisbona.
Io, lei. E tutto il mondo era lì.
La mia gatta amava Pessoa.

martedì 11 marzo 2008

HANNO SEMPRE TACCHI A SPILLO, LE NOTTI



Bisognerà che la memoria

faccia piano il giro delle ore. Adesso.

Sempre in punta. Come ballerina di fila.

E con le mani in tasca perché

non si perda nulla.

Nemmeno un fotogramma

di ciò che sono stata.

- E ricordi… -

Io la verità me la nascondo dietro le quinte

di un atto mai in scena.

Perché è così che fan tutti.

E ci si dimentica di piangere. A volte.

Anche ieri.

E niente più lacrime o singhiozzi

se non a battute suggerite.

E così ognuno lo sa che c’è

sempre la sottana di qualche sgualdrina

da marcare stretto per due gocce d’antiveleno.

Ma qui l’amore non c'entra. Non è mai c'entrato nulla.

E’ solo un bambino che ha perso

la vista di un tempo.

Eppure al buio ci sente. Ci sente bene.

Quando i pensieri se ne vogliono

stare a riposo su un cuscino

che sa appena di sonno.

E al buio voler scordare.

Magari…

che hanno sempre tacchi a spillo, le notti.

SARA

martedì 4 marzo 2008

MAX ERNST (Brühl, 2 aprile 1891 – Parigi, 1 aprile 1976)





















PRIMA CHE IL GALLO CANTI



"In verità, in verità
ti dico che questa stessa notte,
prima che il gallo canti
tu Ti rinnegherai tre volte".

Si direbbe poca cosa a farci caso
quel giorno che il sole quasi cambiò il verso.
Senza un perché.
E non fu coscienza a tremare.
Nessuno spasmo di rimorso pronunciata parola.
E il gallo mi cantò.
Non una volta.
Ben tre. Cantò.
Ve lo giuro e sulla pelle di chiunque
che non rinnegai alcun nome.
Se non il mio. Se non a volte.
Ve lo giuro che solo dopo ricordai
la peggiore delle cose: tradire me e poi il mio dio.
E a dirla tutta. A farci caso.
Adesso credo non sarebbe poca cosa
ritornare a quel giorno
con il vento sulle note.
E che mi tremi la coscienza.
Un poco prima…
tre volte
prima che il gallo canti.