venerdì 28 settembre 2007

MI FAI I SENSI CALDI


Schiene contrarie
all’umido tocco
ancora s’implorano
in vibrazioni alterne
di respiro corrotto al piacere.

Tu, mi fai i sensi caldi
regione a regione di pelle
e nell’emisfero del corpo
s’insinua traccia
d’ultimo grido convulso.

SARA


NON SO DI ME

Non so di me
più di quanto
il cielo sappia del mare
che eternamente sovrasta
e mai incontra
se non in un punto
d'infinito lontano.

SARA

giovedì 27 settembre 2007

IO, CON UNA COME TE


Io, con una come te, farei l'amore nuovo
come pulito e sbarbato, sempre fresco mi metterei di te
l'aria che sai sotto le ascelle, tra gli inguini ed i piedi.
Con una come te sarei un signore col sigaro e il cappello,
che scende nel paese e tutti lo salutano,
per noi sarebbe sempre un tavolino libero,
il più giusto in fronte al mare e macedonie cosparse
di sciroppo per farci dolce la bocca, tra due volte.
Io, con una come te a settant'anni sarei ancora moro,
terrei le gambe dritte come le donne sognate dai ragazzi,
e tutto quello che chiederei per me: sarebbe di sentirti cantare,
come a messa ad ogni ora che mi venisse voglia,
per ricordarmi sempre che sono figlio d'una natura ricca,
che vengo fuori dall'acqua della vita
come la goccia levata dalla pietra, gettata da un bambino,
che ancora non conosce l'amaro degli addii,
e il parto dei miracoli sotto il vestito di una come te.

Massimo Botturi

mercoledì 26 settembre 2007

AFORISMI

"...IL GENIO PUO' ESSERE CONFINATO DENTRO UN GUSCIO DI NOCE E CIO' NONOSTANTE ABBRACCIARE TUTTA LA PIENEZZA DELLA VITA."
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" ANCHE LA STUPIDITA' E' BELLA, SE PERFETTA."
Thomas Mann

venerdì 21 settembre 2007

SONO UN UOMO MALATO

Io sono un uomo malato, astioso. Sono un uomo malvagio. Credo di essere malato al fegato. Del resto non ne so un accidente della mia malattia e non so neppure cosa esattamente mi faccia male. Non mi curo e non mi sono mai curato sebbene abbia rispetto per la medicina e per i medici. Inoltre sono anche estremamente superstizioso: insomma quanto basta per tenere in considerazione la medicina. (Sono abbastanza colto per non essere superstizioso, ma sono superstizioso). No no, io non voglio curarmi per rabbia. Questo voi, certamente non lo capirete. Bè, io invece lo capisco. Naturalmente non sono in grado di spiegarvi a chi precisamente la farò pagare, in questo caso, la mia rabbia; so perfettamente che neanche ai medici potrò recar danno se non mi curo da loro; so meglio di chiunque altro che in questo modo danneggio unicamente me stesso e nessun altro; eppure, se io non mi curo, è solo per rabbia. Ho mal di fegato?
Tanto meglio, mi faccia ancora più male!

Fedor Michajlovic Dostoevskij

mercoledì 19 settembre 2007

DALI' SOSPENDE UNA ROSA


Carne al fuoco
fu il cuore
in attesa di vento
del tempo a suggerirne cura.
Riprendono oggi
i miei battiti a vuoto.

Dalì sospende una rosa
su deserti da fiorire.

SARA


martedì 18 settembre 2007

ADELE, ADELE...

questa è davvero l'ultima volta...

che ci buttiamo in "PISSINA"!!!















"...Pissina? Abbiamo una pissina??"



















Foto gentilmente concesse dalla intrepida :
IAIA MATTIA. Grazieeeee!
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"Quanto sono fortunati gli attori!
Sta ad essi scegliere
se vogliono avere parte
nella tragedia o nella commedia,
se vogliono soffrire o godere,
ridere o spargere lacrime;
non così nella vita vissuta.
La maggior parte degli uomini e delle donne
sono costretti a recitare parti
per le quali non hanno alcuna inclinazione.
Il mondo è un palcoscenico,
ma le parti sono mal distribuite".
(Oscar Wilde)
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"DONNE MATTE CON PISCINA"
ultima replica 6 ottobre
TEATRO DI TOR BELLA MONACA



...E SEI UN'ARTISTA ANCHE TE??!

SCUOLA DI TEATRO: http://www.traccedisale.it/

venerdì 14 settembre 2007

UN CORPO CHE TERRA NON TOCCA MAI


Ci sono volte che mi distendo su materassi di nuvole zingare nel blu,
viso contro vento, spalle alla notte signora di tenebre risolute
a fiutare ovunque le mie tracce …chissà poi perché.
Semmai decidessi di fissarmi ancora al suolo,
farei delle braccia paracaduti robusti
per schivare da lontano agguati di serpi, quelle che d’improvviso
azzannano caviglie, graffiando e mordendo. Per un pò
voglio abitare a un palmo dall'arcobaleno, supina
tra i colori appuntati come nastri fulgidi
ai capelli, che ne scenderà comunque
pioggia a stingere disegni
di domani.
Mi rifugio in punta di pensieri,
poesie da respirare quando manca il fiato
e ancora non è tempo di camminare,
rinchiusa in un corpo che terra non tocca mai …
acciuffando il sole a mani nude.

SARA - 2004

martedì 11 settembre 2007

MALINCONIA

"Sono affetta da tempo immemore da uno strano male che chiamano: malinconia.
Ora, non so bene come avvenne che ne avvertii i primi sintomi. Dovevo forse essere una bambina, sì credo appena una bambina, quando un giorno quello stato d'animo incomprensibile mi catturò attraverso un ricordo e poi un altro e poi divenne preoccupantemente costante, come una specie di musica di sottofondo. Ciò che mi sconvolge adesso, è che riesco a provarlo anche per le cose, le persone o i luoghi che non conoscerò mai. Basta il pensiero di qualcosa che non incontrerò che subito malinconia mi assale. Non è solo il rammarico di quello che non è più, è l'animo che non si sazia, è voglia d'ignoto, è la certezza che la vita non basta a sfamare l'uomo che coltiva sogni e perde speranza ogni volta che una stella si spegne leggera nel suo piccolo lembo oscuro".

Amo tutto ciò che è stato

tutto ciò che non è più,

e con le spalle sempre rivolte al domani

m’arresto in questo nulla che reclama d’andare

presso le stazioni del Destino.

Sono come un clochard ai margini della notte

che sorseggia gli ultimi ricordi dal fondo d’una bottiglia

e soffro d’un male che non ha cura se non nei sogni

dal nome malinconia.

SARA

MORGANA LA FATA

"Ai miei tempi sono stata chiamata in molti modi... sorella, amante, sacerdotessa, maga, regina. Ora, in verità sono una maga e forse verrà un giorno in cui queste cose dovranno essere conosciute. Ma credo che saranno i Cristiani a narrare l'ultima storia. Il mondo della Magia si allontana sempre di più dal mondo dove regna il Cristo. Non ho nulla contro di lui, ma solo contro i suoi preti che negano il potere della Grande Dea oppure l'avvolgono nella veste azzurra della signora di Nazareth e affermano che era vergine. MA COSA PUO’ SAPERNE UNA VERGINE DELLE SOFFERENZE DELL'UMANITA’?
E ora che il mondo è cambiato e Artù, mio fratello e amante, che fu Re e che sarà Re giace morto (e la gente comune lo dice addormentato) nell'Isola Sacra di Avalon, la storia deve essere narrata com'era prima che i preti del Cristo Bianco venissero a costellarla di Santi e leggende. Il mondo è mutato. Un tempo un viaggiatore, se aveva la volontà e conosceva qualche segreto, poteva avventurarsi con la barca nel Mare dell'Estate e giungere non già a Glastonbury dei monaci, ma all'Isola Sacra di Avalon; allora le porte tra i mondi fluttuavano con la nebbia e si aprivano al volere del viaggiatore. Perchè questo è il grande segreto, noto a tutti gli uomini colti del nostro tempo: CON IL NOSTRO PENSIERO CREIAMO GIORNO PER GIORNO IL MONDO CHE CI CIRCONDA..."

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Sono dei miraggi la Fata maestra
spesso d’abbagli posso cuori ingannare
all’arcana magia sono votata
e per te ora voglio cantare…

Di cieli e di boschi ascolto sussurri
da nuvole danzanti mi lascio cullare
nella notte d’oscuri presagi
a spasso col vento ti vengo a cercare…

Tra ombre e luci m'adagio supina
a vegliare sponde dove sono Regina
oltre nebbie alla vista profana
sono dei miraggi la Fata Morgana.

SARA



"...Se la nebbia andrà via
dalla sponda del lago
potrò alzarmi in piedi e vivere la vita
se la mente sarà chiara
sarà difficile scordare.
Tutto scivola nell'oscurità'
puoi vedermi mentre vado via
puoi sentirmi se ti chiamo
e ti porterò molto in alto verso Avalon,
isola di fantasie."



Donna d’arcana natura, io, all’occhio profano,
assetata d’anime vive, i confini dell’umana coscienza libero
in ammalianti visioni da sponde incantate.
Con me, son stati valorosi guerrieri
a decantar la luna nel suo più alto fulgore,
accalorare brame in notti dagli effluvei carnali,
immemori di spazio e tempo, e i loro sguardi,
lame brunite al primo scontro, dall’abile agire,
sgominate come carte da gioco
ad un impercettibile sibilo di vento.
Creatura di forze oscure, da nebbie intricate
avvolto il mio Regno, che al nuovo sole si svela
su specchi d’acqua oltre il miraggio,
ove più non riconduco...
lasciate dunque, inchinarsi anche i Re
al sorprendente prodigio di Fata Morgana.

SARA


"Non mi hai dimenticato, vero, Merlino? Sono io, Morgana, la tua piccola Morgana."

Ci sono i mostri in quell’angolo d’acqua e di terra e di fuoco. C’è l’essere quello che non sono e il non essere quello che vorrei, c’è un luogo che è sempre quello sbagliato e un pensiero che non è mai ossessione ma ossessiona eccome, quando scopro i fili di cotone blu tra i polpastrelli e l’umido delle lenzuola, il mio sudore cristo santo, il mio sudore.
C’è un tempo che non finisce mai, una strada che poi è un sentiero e poi ancora una scala e poi diventa un arbusto e ancora un pianerottolo ma del cielo non ha la leggerezza e la forza.
Un giorno, guidati da stelle sicure ci ritroveremo in qualche angolo di mondo lontano,nei bassifondi, tra la magia e gli sbandati o sui sentieri dove corrono le fate.

lunedì 10 settembre 2007

PUTTANE LE MIE PAROLE


Puttane le mie parole
in punta di lingua
svendute contro chi sorrise
ad ogni mio spasmo di ventre,
perchè non conosce clemenza
il nome che porto.
All’ombra del buffone
che fece vanto del mio scalpo
ho raccolto grammi d’ego,
ed ora bocca alla bocca
restituisco l’offesa-ferita.
Non conosce resa
il nome che porto.
Nessun ordine d’arresto
a placare la bestia
scesa in caccia
...che di nascosto - talvolta -
piange sull’avanzo che resta.

SARA

venerdì 7 settembre 2007

JUST ANOTHER VAMPIRE STORY

Avete mai incontrato un vampiro ubriaco'? Voglio dire, sul serio! Bene: lasciate che vi racconti. Io non gli ho creduto, capite, nemmeno per un attimo. Ma lasciate che vi racconti. E stato un paio di settimane fa. Un giovedi notte. Mi sentivo solo, sapete? Così decisi di andare giù al «Fiamma», che e un bar molto carino qui a San Francisco, se vi piace quel tipo di bar, ì decisi di andare come piace a me; quel giovedi notte non c'era molta gente, e per questo fui molto contento. La folla mi rende nervoso. Ad ogni modo stavo solo facendo un giro, dando uno sguardo, sapete... vedere chi c'era. Vidi solo due persone che conoscevo, George ed Harry, che stavano in un séparé a guardarsi 1'un 1'altro e certo non volevo intromettermi in questa storia. E poi vidi lui. Era un giovane assolutamente bello, con capelli molto ondulati, che portava lunghi, ed i lineamenti pallidi, che mi facevano venire in mente un giovane Lord Byron, se capite cosa intendo. Portava un colletto di tartaruga nero, una giacca nera e calzoni neri larghi. Non di cuoio, capite; questi ragazzi vestiti di cuoio non sono proprio il mio tipo. Ad ogni modo se ne stava tutto solo, con un bicchiere quasi vuoto davanti a se, in uno dei séparé laterali. Non sembrava nè arcigno nè meschino, come lo sono molti uomini; aveva un bel sorriso vago sulle labbra forse un po' troppo rosse (mi chiesi per un attimo se usasse rossetto. Sperai di no; sarebbe stato troppo). Guardai per un po' il suo sorriso vago e sperai che non fosse stordito da qualcosa di più forte dell'alcool. Non mi importa che qualcuno si faccia una fumata ogni tanto, ma sono assolutamente contro chiunque usi la roba pesante. Mi stavo chiedendo se meritasse tanta attenzione da parte mia, quando i suoi occhi incontrarono i miei e il suo sorriso si fece un po' più largo. Non mi toglieva gli occhi di dosso, e questo era un invito se mai ne avevo visto uno. Camminai verso il posto dove sedeva. «Salve,» dissi, «il mio nome e Dan. Posso offrirti da bere? «Con piacere, grazie.» La sua voce era bassa e quasi rauca. Una bella voce, pensai. «Io mi chiamo Boris.» Aveva un accento che non riuscivo quasi a localizzare. Era russo? Troppo vago a dirsi. Feci segno a Mickey, che e uno dei camerieri, ed egli venne a prendere i nostri ordini. Boris ordino un doppio whisky con ghiaccio. «E io prenderò una vodka doppia, con dell'acqua a parte, Mickey,dissi io. Mickey sa che io non bevo, così mi porta sempre acqua in entrambi i bicchieri, ma siccome pago come se fossero realmente vodka, lui non ci fa caso. Mi piace essere socievole, vedete, e ho scoperto anni fa che continuare la routine dell'alcolizzato pentito può essere un peso terribile. Alcuni figli di buona donna provano a convincerti a prendere un drink. Decisi dopo averlo guardato attentamente che non portava rossetto; era solo il colore naturale delle sue labbra. Anche i suoi occhi erano affascinanti: cosi scuri da essere quasi neri, ed era difficile dire dove finiva la pupilla e dove cominciava 1'iride. Aveva lunghe ciglia scure che una persona poteva quasi pensare fossero false, ma a questa distanza non potevo dire che lo fossero. Non ricordo di cosa parlammo all'inizio. Cose insignificanti, solo chiacchiere. Sapete? Il tipo di discorsi che si fanno quando ci si sente estranei. Dopo circa un'ora, decisi che ci conoscevamo abbastanza bene. «Boris,» dissi, «che ne pensi di salire su da me? Ho dell'ottimo "Jack Daniels" ed è molto meglio che stare seduti in questo postaccio. « Hai detto che ti piace Vivaldi? Ho dei dischi che ti piacerebbe molto ascoltare.» Lui mi guardò. I suoi occhi erano ancora vivi, ma aveva qualche leggero problema a metterli a fuoco. «Danny, ragazzo mio, te ne sei scolato parecchio.» Ci demmo da fare per prendere un taxi, anche se non era facile trovarlo a quell'ora di notte. Mentre raggiungevamo il mio appartamento, lui si riprese un po', ma non troppo. Aprii la porta, lo feci entrare, ed, accesi le luci. Lui si guardo attorno, barcollando un po'. «Be-e-neee! Questo posto va proprio bene!». Fui davvero contento che lo avesse apprezzato. Ci avevo impiegato un bel po' di lavoro duro per renderlo piacevole e bello. «Grazie,» dissi. «Io lo trovo accogliente. Gli alcolici sono la in quell'armadietto cinese: serviti pure.» Lo fece, abbondantemente. «Hai un po' di ghiaccio? Non mi piace il whisky caldo.» «Sicuro,» risposi. Andai al frigorifero e cominciai a riempire una coppetta. Gli volgevo le spalle quando disse: «Dan, quanti anni hai?» «Ventotto» - mentii senza voltarmi. Fece uno strano risolino mentre mettevo altri cubetti di ghiaccio nella coppetta. «Quanti anni mi daresti?» - «Oh!... diciannove...venti,» - dissi, mentre chiudevo la porta del frigorifero.
«Che faresti se ti dicessi ,» - disse con una strana voce - «che sono nato nel 1757 ?» - Mi voltai a guardarlo, con la coppetta di ghiaccio in mano - «Vuoi dire 1957.» - «Settecentocinquantasette» - «Oh, via, Boris, nessuno è così vecchio !» - «Io lo sono», disse con quella stessa espressione strana. Il timbro della sua voce era cambiato; era più ferma, in qualche modo, anche se la pronuncia confusa provocato dal whisky era rimasta. «Vedi, io sono un vampiro.»
Bene, lo fissai. Mi chiedevo a che razza di stupido gioco stesse giocando. Stava pensando di sbranarmi o picchiarmi? Stava cercando di spaventarmi con la sua storia ? O stava solo facendo un piccolo scherzo ? Non sembrava pericoloso o minaccioso. Decisi che potevo giocare per vedere fino a che punto poteva arrivare.
«Vuoi dire che tu... tu ti trasformi in un pipistrello ? Cose di questo tipo ? » Sorrise debolmente. «E' sciocco, dan. Proprio sciocco. E' contro le leggi della fisica. Per non parlare della biologia. Posso avere un po' di quel ghiaccio ?» - Stava seduto nel mezzo della poltrona bianca, sapete: uno di quei sacchi di polietilene pieni di pezzetti di polistirolo. E' difficile uscirne fuori, e non immaginavo che avrebbe provato ad assalirmi.
«Sicuro!,» dissi. Presi le pinze per il ghiaccio e mi avviai là dove teneva il suo bicchiere. Mentre lasciavo cadere i cubetti disse: «Non stai parlando troppo.» «Beh, voglio dire... veramente... voglio dire: non capita tutti i giorni che qualcuno ti dice di essere un vampiro !» Fece uno dei suoi deboli sorrisi e sorseggiò dal bicchiere . «No, suppongo di no. Non sembri molto spaventato, tuttavia. Non mi credi ? » «Beh, non so. Che mi farai, mi morderai il collo, o cosa?» Mi guardò. «No, ma potrei.» Poi sorrise, un vero sorriso questa volta. E vidi quei due canini. Erano come non ne avevo mai visti in un essere umano; Indietreggiai senza staccare gli occhi da lui. Questo lo fece solo ridere di più. Posai la coppetta del ghiaccio con cura sull'armadietto cinese. «Stai davvero cercando di dirmi che sei uno dei "Non morti? "» «Oh, no,» scosse la testa solennemente. «Quelle sono tutte superstizioni. Io sono vivo come te. Forse di più. Sono solo diverso, ecco tutto.» «Si suppone che i veri vampiri abbiano paura dei crocefissi. Ne ho uno nell'altra stanza. Lo prendo?» «Fallo pure, Dan, se questo ti fa più piacere. E una superstizione anche questa.» Fini il suo drink. «Posso averne ancora?» «Serviti. pure.» Mi spostai dal mobiletto cinese. «Si suppone che i veri vampiri non siano capaci di bere nient'altro all'infuori del sangue», continuai. Ancora quel risolino soprannaturale mentre si alzava a riempire il bicchiere. Barcollò debolmente, poi avanzò verso il mobiletto cinese. «Un'altra superstizione,» disse. «Solo un'altra evidente superstizione. Oh noi beviamo sangue, certo... molto sangue.» Mi guardo goffamente, perché aveva rovesciato la bottiglia di "Jack Daniels". «Lo so a cosa stai pensando: quella frase del film! No, grazie, non bevo mai... vino.» Mise più ghiaccio nel suo bicchiere. «Bene, sono tutte sciocchezze. Un po' d'alcool non ha mai fatto male a nessuno, nemmeno a un vampiro.» Tornò indietro e si lasciò cadere di nuovo nella poltrona a sacco. «Si suppone che i veri vampiri,» dissi attentamente, «siano capaci di trasformare altre persone in vampiri.» «Ridicolo! 0 sei un vampiro, o non lo sei. Sai che cosa è un vampiro?» «Pensavo di sì.» «Bene, non lo sai. Te lo dico io che cosa è.» Bevve ancora del whisky. «Lo sai che ci sono altri sistemi planetari oltre a questo insignificante sistema solare? Bene ci sono. Sissignore, ci sono.» Ondeggiò la mano verso la finestra e verso il cielo. «E da lì che veniamo. La nave e andata perduta, cadde qui sette - ottocento anni fa. Non siamo rimasti in molti. Sopravvivemmo in trentadue. Ventiquattro maschi e otto femmine. Non era affatto un buon equilibrio. Ci riproduciamo molto lentamente, noi vampiri...» Tacque per quella che sembro un'eternità, guardando fisso con aria da ebete il suo bicchiere. Mi schiarii la voce: «Anche così, in ottocento anni...» «Pensi che ne siamo di più? Sbagli!» Mi guardo attraverso la stanza. «Le malattie terrestri sono molte. La nascita dei bambini ha ucciso le donne.» Una lacrima sincera scese giù lungo la sua guancia. «Mia madre è morta quando sono nato io.» «Si suppone che i veri vampiri siano immortali.» «Sciocchezze. La nostra vita non e che una spanna. Dodici, forse quindici centinaia di anni. Se non ci capita niente di fatale.» «Come per esempio non stare nella bara tra 1'alba e il tramonto?», chiesi cautamente. «Non devi stare in una bara.» C'era del disprezzo nella sua voce. «Devi stare in un qualsiasi posto dove i raggi ultravioletti del sole non possono raggiungerti. Il nostro sole originario era molto più rosso di questo. Non c'erano molti raggi ultravioletti. Cinque secondi possono procurare ad un vampiro una scottatura mortale. Ma una bara? Ah! Una volta ho passato un'intera giornata a girare nella metropolitana di New York.» «I veri vampiri,» insistei, «Si suppone che siano immuni a coltelli e pallottole. Sippongo che anche questa sia una superstizione, no ?» - Sogghignò come u lupo. «Oh, ti sbagli di nuovo, Danny caro. A questo punto te lo dimostrerò. Ce l' hai un coltello? Dammi un coltello o una pistola. »«Non ho una pistola» dissi. «Ti darò un coltello.» Andai in cucina e presi un piccolo coltello tagliente. Non credevo che sarebbe stato troppo pericoloso dargli il mio coltello d'acciaio danese da chef. «Prendi,» dissi e glielo lanciai. Provò ad afferrarlo, ma quello approdo inoffensivamente sul suo grembo. «Ti mostrerò, mio scettico amico,» disse lui. Prendendo il coltello con la mano destra, conficcò la lama nel palmo della sinistra... fino all'impugnatura, di modo che la lama uscisse dal1'altra parte. Si teneva il braccio sinistro come uno scolaro che prova ad attirare 1'attenzione del maestro. Non c'era sangue. Strizzò un occhio in maniera esageratamente ammiccante. «Ora viene il difficile. Guarda. Guarda.» e tiro fuori la lama lentamente. Poi asciugò il sangue. C'era solo una sottile striscia rossa, che sparì presto. «L'unico modo in cui puoi uccidere un vampiro è tirare fuori tutto il sangue dal suo corpo,» disse «il buon vecchio paletto nel cuore non funziona.» Ora io non credevo che fosse un vampiro vero, nemmeno per un istante ci ho creduto, ma quello era un trucco piuttosto d'effetto. Eppure avevo letto che poteva essere ottenuto con 1'ipnosi o qualcosa del genere. O poteva essere anche un certo tipo di isteria, me ne ero dimenticato, a causare quell'effetto in un essere umano. E' raro, credo, ma... Ma io sapevo che stava mentendo. Quei denti potevano essere falsi, una protesi speciale, forse. E quella storia delle stelle proprio non mi suonava credibile. Forse sono all'antica, ma non ci credo a tutte quelle sciocchezze. Stavo semplicemente lì a guardarlo, cercando di pensare. Che stava facendo? Era solo uno scherzo, o stava veramente provando a spaventarmi? «I veri vampiri...» la mia gola era secca. Inghiottii e cominciai di nuovo. «I veri vampiri si suppone che siano infinitamente forti.» Barcollò. Non mi piaceva 1'espressione del suo viso. «Oh, siamo forti, è vero. Te lo dimostrerò.» Non mi piacque affatto il modo in cui lo disse. Si diresse verso di me, che stavo proprio lì a guardarlo. La mia schiena era già contro il muro, cosicché non potevo scappare via da quella parte. «Siamo immensamente più forti di ogni essere umano. Immensamente più forti,» disse. Poi improvvisamente saltò su ed afferro i miei polsi. In quel momento credetti alla sua storia. Era molto più forte di quanto fosse possibile esserlo per ogni altro essere umano. Liberai con uno strattone i miei polsi dalla sua stretta, mossi le mani, e afferrai i suoi polsi. I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa ed il terrore. Provo a liberarsi, ma lo tenevo fermamente. Poi sogghignai, e lui era veramente terrorizzato. «Quei denti», urlò. «Ma in nome di Dio che cosa sei?» «Semplicemente un vampiro,>> dissi «uno vero !»

Randall Garrett

IO, SEGUENDO PESSOA ...

"Sono quasi convinto di non essere sveglio. Non so se non sogno quando sono vivo, se non vivo quando sogno, o se il sogno e la vita formano in me un ibrido, un'intersezione dalla quale il mio essere cosciente prende fisionomia per interpenetrazione. - Credo piuttosto d’essere il sonnambulo delle mie ore diurne, e non so se sento di più la mancanza dei sogni durante la notte o mi allietano maggiormente quelli fatti a palpebre socchiuse. Ci vorrebbero sempre un po’ di stelle appuntate sull’orizzonte rossastro del primo abbaglio di sole. Un punto lontano dove coricarsi l’anima.
- Spesso barcollo per i foschi cammini dell'insania, occhi vaghi di schianto per l'orrore che realtà ci sia e ci sia essere, ci sia il fatto della realtà. – E la realtà mi schiaccia come un cielo a cappa di nuvole che toglie respiro al mondo. Eppure la verità sta nelle cose che si vedono, si toccano, si sentono. Ci sarà, tuttavia, un senso vero di ciò che esiste dentro me che cancelli le certezze di tutto ciò che è fuori? Un senso individuale della vita che dia senso a tutta la mia vita intorno? La favola che vince sul reale.
Porto tanto di quel peso vuoto in me che ho trovato “persone” a cui affidare questa indefinita identità . - Mi sono moltiplicato per sentire, per sentirmi, ho dovuto sentire tutto, sono straripato, non ho fatto altro che traboccarmi, – e sono stato la notte dove smarrire la rotta del mio peregrinare, e sono stato principio e mai meta di me stesso. Sono l’IO di tutti che un dio vigile spia da una fessura aperta nel firmamento indicandolo senza un nome. -
E' così difficile descrivere ciò che si sente quando si sente che si esiste veramente, e che l'anima è un'entità reale, che non so quali sono le parole umane con cui si possa definirlo – Sono caduto nella malattia dello scrivere illudendomi che la parola fosse lo specchio, il traduttore e la voce della mia anima parlante nel mutismo dell’incomprensione. Ma non so ancora se mi sono salvato.
L’unica giustizia che riconosco è nel sogno di non essere sveglio, perché sono quasi convinto di non essere sveglio, sono quasi convinto che: non sono niente, non sarò mai niente, non posso volere d’esser niente, ma a parte questo ho in me tutti i sogni del mondo."

SARA

* le frasi in corsivo sono di Pessoa.


giovedì 6 settembre 2007

TEATRO FORTUNA...


PATRICK EDERA


"Giro e rigiro intorno ai tuoi passi

giro e prefisso i miei orari

di stucco chiaro profumerà il muro un filo elettrico appeso

quando ti vedrai, se tu ti vedrai qui.

Giro e coloro di un sogno privato

rovescio il mondo davanti allo specchio

delle tue carte ne lascio metà

dei tuoi tarocchi la luce che tu mi darai

se colorerai quando tu sarai qui..

Benvenuta nell'atrio inferiore a teatro fortuna..

Giro cercando la strada divisa con un quadro di Goya

come spia sulla destra ridando vita ad ogni credenza

senza il mio volo sarei solo una macchia..

Quando ti vedrai, se tu ti vedrai qui.

Benvenuta nell'atrio inferiore a teatro fortuna

Benvenuta nel mondo di specchi e trapezi sparsi..

I tuoi respiri mi stringono forte a te

bevo nei calici delle tue mani perchè..

e non tornerei mai più tornerei dove non ci sarai..

Giro e rigiro affittando visi maschere ignobili ed applausi vivi

chiaro ora è a me il mio teatro privato

dove maschere elettriche si allargano in cerchio..

Benvenuta nell'atrio inferiore a teatro fortuna."







mercoledì 5 settembre 2007

MI PENSO IN PAROLE DI CARTA


Punto -silenzio.
Mi penso in parole di carta.

Un filo di matita basta a disegnare
ché tanto io, i tratti non li so definire mai.

Sfumata - corretta,
suggerita in prosa la vita,
la poesia è del non sentire
il peso della carne ogni oggi.

Mi riallaccio a una virgola incisa
sul finire di un duetto d’amanti

distanti

come un paio di note al margine.

Ancora - a capo.

Distratta la punta cade su regioni bianche
da vestire a nuovo.
Il principio non è una sillaba
che inizia per “A”
e se scelgo prosa descrivo il mare
se poesia lo so inventare.

Mi sospendo in tre punti di silenzio.

… Mi penso…
SARA

ACROSTICO


Mentre
Avanza
Silenzio
Siamo
Ignoti
Mondi
In
Lontananze
Irriducibili
All'unisono
Naufragio
Ormai