giovedì 31 gennaio 2008

POSSO SCRIVERE I VERSI PIU' TRISTI


Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Scrivere, ad esempio: La notte è stellata,
e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza.
Il vento della notte gira nel cielo e canta.
Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Io l'amai, e a volte anche lei mi amò.
Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.
La baciai tante volte sotto il cielo infinito.
Lei mi amò, a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.
Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Pensare che non l'ho. Sentire che l'ho perduta.
Udire la notte immensa, più immensa senza lei.
E il verso cade sull'anima come sull'erba in rugiada.
Che importa che il mio amore non potesse conservarla.
La notte è stellata e lei non è con me.
È tutto. In lontananza qualcuno canta. In lontananza.
La mia anima non si rassegna ad averla perduta.
Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.
La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.
Noi quelli di allora, più non siamo gli stessi.
Più non l'amo, è certo, ma quanto l'amo.
La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito.
D'altro. Sarà d'altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.
Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo.
È così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio.
Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia,
la mia anima non si rassegna ad averla perduta.
Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa
e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo.
PABLO NERUDA

mercoledì 30 gennaio 2008

STORIE DI CARTA



…E la donna di Cuori camminò su un manto di Spade per far visita al fante di Coppe nella città dei Fiori, ma indietro tornò per piangere su tele di Quadri rette da forti Bastoni che il Re di Denari acquistò in cambio di due Picche.

Così la donna di Cuori dimenticò il fante di Coppe che la trafisse con Spade e visse felice nella dimora di Bastoni giacendo in un letto di Fiori con il re di Denari per dipingere nuovi Quadri e restituire Picche.

WILLIAM TURNER ( 1775-1851 )
































venerdì 18 gennaio 2008

CHE TU SIA PER ME IL COLTELLO ( D. Grossman )

Romanzo epistolare: un vero e proprio viaggio nella psicologia e nell’uso della parola.
...."Perchè a volte nei momenti più impensati, per strada, puoi sentire l'anima lacerarsi, catturata nella storia di qualcuno che ti è appena passato accanto..."
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Sarei felice di poter dire a me stesso: "Con lei ho stillato la verità". Sì, è questo quello che voglio. Voglio che tu sia per me il coltello, e anche io lo sarò per te, prometto. Un coltello affilato ma misericordioso - parola tua. Non ricordavo nemmeno che fosse lecita. Un suono così delicato e ovattato. Una parola senza pelle (se la si ripete più volte a voce alta si può sentire come terra riarsa, e non è facile il momento in cui l'acqua s'infiltra fra le crepe).

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Solo un momento ok?

Anni fa pensavo di sottoporre ogni donna attraente a un particolare esame per stabilire se sarebbe stata la "donna della mia vita". Pensavo che l'avrei guardata profondamente negli occhi, avvicidandole il viso. Più vicino, sempre più vicino, finchè il mio occhio avrebbe toccato il suo. Proprio toccato. Non solo le ciglia o le palpebre, ma i globi oculari, liride e i dotti lacrimali. Naturalmente sarebbero subito sgorgate le lacrime. Il corpo è fatto così. Ma noi non avremmo ceduto, non ci saremmo arresi ai riflessi condizionati e alla burocrazia del corpo finchè non fossero emerse le immagini più offuscate e remote delle nostre anime. Questo voglio ora. Vedere l'oscurità che c'è nell'altro. Perchè accontentarsi Myriam? Perchè non chiedere, per una volta, di poter piangere con le lacrime di un altro?