martedì 15 aprile 2008

PINOCCHIO ERA UN BAMBINO IN CARNE E LEGNA


Se mi tenessi in piedi
senza fili
sarebbe già qualcosa.
Uno di qua. Uno di là.
Che a saper contare
- addirittura –
ve ne direi giusto quanti.
Eppure io mi farei vivo
anche subito
per sbucciare le ginocchia
su qualunque mezzo prato che trovo.
Ché questo peso sulle ossa
è legna cucita male addosso
e non si fa mica per dire
che la darei in pasto al fuoco.
Poi. E' da vedere
se sia pazzia
a sperarmi qualche livido
o un grande sorriso di carne
che tiri fuori tutto il cuore mio.
Magari perfino vendersi la carcassa
ai primi impostori che incrocio
per un buon sorso di fiato.
Sarebbe una fortuna.
E ancora mi sfugge perché
si faccia sempre più lunga la punta al naso
di chissà quanti palmi
- parola dopo parola -.
Ma questo – ve lo giuro –
è l’unico piccolo vizio.
Che non perdo proprio mai.

Nessun commento: