martedì 18 marzo 2008

TUTTI SAPEVANO CHE PAZZA ERA MARTA

Può darsi che il vestito le stesse stretto
di quattro stagioni,
e di un altro al momento non se ne parlava.
Lei faceva le mani a nido raccogliendo offerte
al passante col bavero che non salutava mai.
Qualche volta legava i capelli con uno spago di vento
caduto a una rondine - se era in primavera.
E nei giorni che il freddo le scendeva dentro a fiocchi
immaginava il sole dietro l’uscio di una casa-
appena appena chiusa.
Tutti sapevano che pazza era Marta.
E quando la notte era solo un grido di fame
e si rivoltava lo stomaco nel suo lettocartone,
nessuno le volgeva che un attimo di pena.
Dissero che se ne stava a pedinare nuvole d’ora in ora
con occhi orfani d’infanzia rintracciando
la via più breve che le riportasse il sogno.
Poi un’alba qualunque persa a dadi col destino,
scalza scomparve. Nessuno vide. Nessuno seppe nulla.
- Tutti sapevano che pazza era Marta. -

Solo impronte d’anima e vento, adesso
sul suo lettocartone.

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