sabato 25 agosto 2007

DE PROFUNDIS


"Sono una donna libera. Libera nei pensieri e confinata nei gesti in un corpo che sono un "io" su misura per tutte le anime che possiedo.Spero voli che poi non so se prenderò e come un passeggero in attesa, seguo le lancette dell'orologio che sottrae istanti ad una partenza immaginaria. E quando questo accade mi prende una nostalgia folle di quello che non vedrò o non avrò mai quasi avessi vissuto tutto e perdessi anche il sogno.A volte il cuore mi cade con un tonfo in un abisso di ricordi che sono ogni storia di cui ho stordito il presente, mentre con una mano cerco di riprendere il battito per collocarlo di nuovo in questa gabbia d'ossa in produzione d'echi.Se guardo dentro lo specchio avverto "vuoto", ma non un'assenza di colori e oggetti, no, una mancanza di me che non basta a riflettermi piena come mi sento. Mostro spesso ciò che non sono, o ciò che sono in frammenti scomposti che poco conosco o conosco bene e nascondo. Osservo l'andamento delle folle estranee da un buco scavato nel terreno come i bambini le formiche, e tra le folle mi sento estranea, invisibile e indifferente al pari di certe stelle che si sono spente eppure occhieggiano ancora al resto del mondo.Sì, mi popolano mille solitudini - forse tracce di vite finite in qualche zona di un destino consumato - che alzano voce grossa di mare nei giorni cupi quando il sole si corica dietro una nuvola oscurando tutto il mio angolo di cielo, compassionevole e freddo sopra la testa di una presenza qualunque. "

"Ci sono notti che il pensiero non basta e cerca “parola” a definirgli i tratti. Ci sono notti che il pensiero è immaginazione pura e l’immaginazione è la misura del mio pensiero che vuole morire nella verginità di fogli per caso.Pa-ro-le, datemi parole: fluttuanti, vacue, indicibili, sporche, graffianti… pa-ro-le. Il senso del non senso dei pensieri è il parlare; è lo scrivere che è testimonianza.Questa notte mi percepisco attraverso quel che scrivo, ed io scrivo anche quando non ci sarebbe nulla da dire. La noia che mi appartiene è un vuoto stagnante nell’essere e lo assorbe come una spugna sotto il freddo scorrere della solitudine. Così io mi servo di pa-ro-le. Sul mio letto di niente, accanto ad una finestra dischiusa su strade vestite d’impressioni notturne, sotto la luna in veglia all’affrettarsi di passanti, mi privo per sempre di emozioni di carta.Sono il giocoliere nel circo dei miei pensieri, sono il traduttore vivente tra me e qualcosa che mi sfugge, superiore alla materia, un qualcosa che talvolta si posa sulla mia testa come un cappello antico e mi rende distinta.Pa-ro-le. Somigliano a biglie che ruzzolano in diagonale, verticale, orizzontale, seguendo la traccia di una mano che opera per sottile ingegno di un’idea.In queste notti, le notti sono amanti accoccolate sul ciglio della mia anima che sorseggia gocce d’infinito in ascensione di galassie invisibili, e sulla superficie del cuore galleggiano ancora le speranze non fatte carne, come gabbiani feriti, incapaci dell’arroganza di un volo."

SARA

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