venerdì 1 febbraio 2008

GLI AMORI ORALI

Il mio vissuto emotivo, soprattutto recentemente, ha fatto luce su come alcuni di quelli che molti credono “amori folli”, altro non sono che veri e propri rapporti di dipendenza, dove nulla centra il concetto di Amore inteso come libera espressione dell’individuo all’interno di un rapporto di coppia.Ad ogni persona, corrisponde una individualità nell’amare a seconda delle condizioni che stabilisce nell’amare, degli impulsi che soddisfa attraverso l’amore, e negli scopi che si stabilisce di raggiungere attraverso di esso. Ciascun essere umano quindi: “ama a modo proprio” e si esprime a modo proprio, stabilendo rapporti con il sesso opposto a seconda di quella che è la propria realtà interna nello sviluppo emotivo.Da qui la differenziazione ( per quanto possibile ) dei diversi caratteri patologici e delle loro caratteristiche principali, anche se ricordiamo, che da soggetto a soggetto si possono cogliere sfumature assai diverse.Dunque, ritornando al discorso degli “amori folli”, questi non sono che la combinazione perfetta di patologie che interagiscono tra loro generando un rapporto di dipendenza affettiva dal quale molti per lo più riescono faticosamente a staccarsi.Nello specifico sto parlando di individui che non avendo un’alta concezione di Sé e sentendosi “inadeguati alla vita” con tutte le sue responsabilità e la crescita personale che da esse deriva, si attaccano morbosamente a coloro che possono rappresentare una sorta di “nutrimento”( protezione) fino stabilire una quasi totale fusione con essi. In questo tipo di relazione c’è sempre una delle due persone che “ama dare troppo” e un’altra “che pretende troppo”. Ma in entrambi i casi “l’amore” che sia inteso come donare, o che sia inteso come pretesa, rappresenta esclusivamente un’arma per rendere dipendente l’altro e colmare “un vuoto affettivo”, un “vuoto interiore”.Ciò che accumuna questo tipo di personalità è la paura di crescere, sentendosi incapaci di avere una propria autonomia e una propria INDIVIDUALITA’ che prescinda dalla relazione che hanno instaurato. Da qui nasce il desiderio d’identificarsi ( simbiosi ) con la persona amata, di sentirsi “qualcuno” in grado di prendersi delle responsabilità e di far fronte alla vita solo ed esclusivamente se insieme a chi li sappia “accompagnare” e “nutrire”: la loro consapevolezza di essere umani, delle loro qualità e della loro forza è spesso data dalla misura in cui riescono a “ricevere” o “dare” all’interno del rapporto. Per questo, di norma, interrotto uno, sono subito alla ricerca di un altro che possa soddisfare a pieno le loro necessità .Il dipendente dedica tutto di sé all’altro (sopportando anche qualsiasi tipo di “umiliazione”) pur di perseguire esclusivamente il suo benessere e non anche il proprio, come dovrebbe essere in una relazione "sana". In questo caso, quindi, “dare” o “sopportare” ha la finalità di rendere anche l’altro dipendente, solo e sempre “nostro”. Non è infatti in nome dell’amore che certe situazioni o comportamenti distruttivi da parte del partner vengono accettati, ma solo in nome di quella dipendenza dalla quale non riescono a fare a meno.Come osserva A. Lowen nel suo libro : “Il linguaggio del corpo” riferendosi al “carattere orale”: […] Il modello dominante di comportamento di tali soggetti è determinato da tendenze orali. Da una parte, abbiamo le osservazioni del pazienti sui sentimenti, radicati in profondità, di solitudine, di delusione e d’ impotenza; dall’altra c’è il narcisismo, l’evidente bisogno di approvazione e il desiderio di essere nutrito: “il mondo mi deve necessariamente sostentamento” . […] così che il loro “ti amo” assume il significato di : “voglio che tu mi ami a tutti i costi”.Un altro elemento distintivo del “carattere orale” è il desiderio di parlare e dal piacere di parlare. Ama molto parlare di sé, generalmente mettendosi in luce favorevole, ma anche talvolta svalutandosi agli occhi altrui, poiché sa che è comunque un mezzo efficace per suscitare tenerezza, attenzione e amore.Di nuovo A. Lowen osserverà: […] Il carattere orale è il tipo che si “avvinghia come l’edera” e divora l’altro a “morsi”. Nei casi estremi è il tipo che pare assorbire la forza e l’energia altrui. Un’altra caratteristica predominante del carattere orale sono le sensazioni di vuoto interiore, sensazioni presenti in ogni caso autentico, indipendentemente dal comportamento superficiale che egli assume. Anche se esiste un rapporto amoroso, è spesso, se non sempre, presente il senso di solitudine. Per tale ragione non è definibile come “fedele” in continua ricerca com’è di approvazione e sostegno da parte degli altri: […] Il bisogno di approvazione e di affetto è così grande che egli non può e non riesce a corazzarsi, la sua dipendenza crea un’estrema sensibilità all’ambiente e alla persona amata. La sua tolleranza alla tensione è molto bassa ed è piuttosto incline a crisi di pianto. Il suo principio di realtà scarsamente sviluppato. Il suo interesse è narcisistico, grandi le sue esigenze e limitata la sua reazione. Si aspetta comprensione e amore ed è oltremodo sensibile alla freddezza del partner. La dipendenza è grande, ma è spesso mascherata da ostilità. […]

Ogni tipo di rapporto che getta basi come queste per il proprio sostentamento risulta essere fallimentare o altamente distruttivo per le persone coinvolte.In base alle mie esperienze, posso dire che non è facile riconoscere, soprattutto all’inizio, la natura di certi tipi di rapporti confondendoli il più delle volte con: “amori dal legame profondo”, forse mai provato.Quello che è certo, comunque, è che ognuno di noi è costantemente alla ricerca di un “compagno di vita”, qualcuno da poter prendere per mano e con cui costruire un avvenire, ma la vera realizzazione con l’altro, avviene se per primi ci sentiamo realizzati/affermati noi come individui distinti, autonomi e liberi, capaci di crescere anche con le nostre proprie gambe.Stordirsi impegnando energie e tempo in una relazione che serve solo a colmare un vuoto ( una solitudine profonda ) che sentiamo dentro, creando una dipendenza con l’altro, diventa solo un modo per non affrontare “noi stessi” e la vita, e porta come conseguenza inevitabile alla conservazione del nostro stato di “non crescita” a livello personale, emotivo o sociale.L’ amore significa, a mio parere, provare una spinta autentica verso l’altro per ciò che egli è, non per ciò che vorremmo fosse legato alla nostra sete di controllo e dipendenza su/da esso.Gli “amori orali” , se così si possono definire, non sono nient’altro che: “catene a cui mantenersi ancorati abili a renderci ostaggio di noi stessi”.
SARA

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