giovedì 1 settembre 2011

Oceano Mare - Baricco

Sul davanzale della finestra di Bartleboom, questa volta se ne stavano seduti in due. Il solito bambino. E Bartleboom. Le gambe a penzoloni, nel vuoto. Lo sguardo a penzoloni, sul mare.
- Senti, Dood…
Dood, si chiamava, il bambino.
- Visto che te ne stai sempre qui…
- Mmmmh.
- Tu magari lo sai.
- Cosa?
- Dove ce li ha, gli occhi, il mare?
- …
- Perché ce l’ha, vero?
- Sì.
- E dove cavolo sono?
- Le navi.
- Le navi cosa?
- Le navi sono gli occhi del mare.
Rimane di stucco, Bartleboom. Questa non gli era proprio venuta in mente.
- Ma ce n’è a centinaia di navi…
- Ha centinaia di occhi, lui. Non vorrete mica che se la sbrighi con due.
Effettivamente. Con tutto il lavoro che ha. E grande com’è. C’è del buon senso, in tutto quello.
- Sì, ma allora, scusa…
- Mmmmh.
- E i naufraghi? Le tempeste, i tifoni, tutte quelle cose lì… Perché mai dovrebbe ingoiarsi quelle navi, se sono i suoi occhi?
Ha l’aria perfino un po’ spazientita, Dood, quando si gira verso Bartleboom e dice
- Ma voi… voi non li chiudete mai gli occhi?
Cristo. Ha una risposta per tutto, quel bambino.
Semplicemente adoro questo brano di "Oceano Mare".


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